Dibattito sulla maternità surrogata. Di cosa si tratta?

Oggi vogliamo parlare di un argomento molto delicato: la maternità surrogata. Proprio perché si tratta di un argomento molto spinoso lo affronteremo cercando di essere più distaccati possibile. Si tratta infatti di argomenti che attengono all’ambito della fertilità e coinvolgono i soggetti oltre che da un punto di vista fisico, anche da un ponto di vista psicologico.

Innanzitutto cos’è la maternità surrogata o Gpa? Si tratta è un tipo di procreazione assistita nella quale la madre si impegna a compiere il ciclo della gravidanza per altre persone. In pratica mette il suo corpo a servizio di altri. Ci sono due tipi di maternità surrogata. Abbiamo quella tradizionale e quella gestionale. Nel primo caso è previsto che la madre surrogata sia oggetto di una inseminazione naturale o artificiale. L’ovulo dunque appartiene alla mamma mentre gli spermatozoi appartengono ad un genitore specifico o ad un donatore. Nel caso di maternità surrogata gestazionale si utilizzano gameti maschili o femminili esterni di un donatore o di un genitore (dando vita alla fecondazione in vitro).

In Italia tale pratica è vietata dalla legge 40/2004 (articolo 12, comma 6) e qualora ci si recasse all’estero ci potrebbero essere dei problemi per il riconoscimento del figlio una volta rientrati nel nostro paese. A titolo di cronaca è bene ricordare come tale pratica, in base ad un’analisi svolta nel 2017,  sia permessa in Inghilterra, in Grecia , nei Paesi bassi, in portogallo, in Albania in Ucraina, in Georgia, in Russia, e in alcuni stati degli Usa.

Il dibattito su questo argomento è molto serrato tra chi la ritiene un modo per consentire a tanti di avere un figlio o figlia e chi la ripudia come sfruttamento e come pratica non moralmente accettabile. In questi giorni ci sono state manifestazioni e tanti organi di stampa hanno affrontato l’argomento sui giornali ed in tv.

Direttore Responsabile Umberto Buzzoni
Avv. Anna Maria Calvano

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